Controlli mirati del Fisco sui conti correnti: ecco cosa monitorano e come tutelarsi
L’Agenzia delle Entrate ha intensificato i controlli sulle movimentazioni finanziarie dei contribuenti, in particolare analizzando le spese effettuate tramite conto corrente per verificare la corrispondenza con i redditi dichiarati. Questo monitoraggio più stringente nasce dall’esigenza di contrastare l’evasione fiscale e migliorare l’efficacia degli accertamenti tributari.
Le banche, le Poste e gli altri intermediari finanziari sono obbligati a trasmettere periodicamente all’Agenzia delle Entrate informazioni dettagliate relative ai rapporti finanziari dei contribuenti. Questi dati includono il saldo e le movimentazioni del conto corrente, gli investimenti e persino i dati relativi alle cassette di sicurezza. Tale sistema, noto come Anagrafe dei Rapporti Finanziari, consente al Fisco di avere una visione completa delle abitudini economiche e patrimoniali di ogni contribuente, senza preavviso.
L’accesso a queste informazioni è previsto dall’articolo 32 delle disposizioni di accertamento in materia di imposte sui redditi, che autorizza l’Agenzia a reperire dati direttamente dagli intermediari finanziari per contrastare fenomeni evasivi.
Quando le spese sostenute risultano sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati, scatta la cosiddetta presunzione legale di evasione. In questi casi, l’onere della prova è a carico del contribuente, che deve dimostrare la provenienza lecita e già tassata delle somme utilizzate per gli acquisti o i pagamenti effettuati.
Il Fisco presta particolare attenzione a spese ricorrenti e di alto valore, come acquisti di beni di lusso, viaggi costosi o uscite frequenti in ristoranti di fascia elevata. Questi elementi possono far sorgere dubbi sulla reale capacità reddituale del contribuente.
Se il controllo evidenzia che le spese sostenute superano in modo significativo i redditi dichiarati, viene emesso un invito a fornire chiarimenti e documentazione. Il contribuente deve quindi presentare prove concrete – ad esempio documenti contrattuali, bonifici, atti notarili o ricevute – che attestino l’origine lecita delle somme impiegate, come donazioni, vendite di beni personali o vincite già soggette a tassazione.
Senza tali elementi, la posizione fiscale del contribuente rischia di essere compromessa, aprendo la strada a sanzioni e accertamenti più approfonditi.
Un ambito specifico di crescente interesse per il Fisco riguarda le attività di e-commerce e dropshipping, soprattutto alla luce dell’aumento esponenziale delle vendite digitali negli ultimi anni. L’Agenzia delle Entrate ha rafforzato i controlli su chi opera nel commercio elettronico, anche in assenza di partita IVA o di una struttura formale.
Gli accertamenti scattano principalmente nei seguenti casi:
Le contestazioni più frequenti riguardano omessa dichiarazione dei redditi, mancata emissione di fatture, omessi versamenti IVA e fenomeni di esterovestizione, ossia quando l’attività è gestita dall’Italia ma formalmente intestata a entità estere.
Il contribuente può difendersi verificando l’esattezza dei calcoli dell’imponibile, dimostrando la natura occasionale dell’attività, ricostruendo correttamente margini e costi, contestando le presunzioni basate sui flussi finanziari e provando la regolarità della struttura societaria.
È fondamentale non ignorare le comunicazioni ufficiali dell’Agenzia né accettare passivamente le contestazioni senza un’analisi approfondita e supporto legale. Modificare documenti dopo la notifica può avere conseguenze penali.
Dal punto di vista normativo, le vendite online sono soggette agli stessi obblighi fiscali delle attività commerciali tradizionali, a meno che non si tratti di operazioni sporadiche e senza intento di lucro. La distinzione tra attività occasionale e abituale è cruciale per stabilire l’obbligo di apertura della partita IVA e l’applicazione dell’IVA sulle vendite.
In particolare:
La Corte di Cassazione ha ribadito negli ultimi anni, con sentenze fino al 2025, che la frequenza e la continuità delle vendite online configurano un’attività commerciale abituale, indipendentemente dalla forma giuridica, imponendo al contribuente l’adempimento degli obblighi fiscali.
Questa evoluzione normativa e operativa rende indispensabile per tutti i contribuenti, in particolare per chi utilizza il conto corrente per spese di rilievo o gestisce un’attività digitale, mantenere un’adeguata documentazione e una consulenza fiscale qualificata per evitare contestazioni e sanzioni da parte del Fisco.