Identità digitale: “SPID sarà sostituito dalla CIE”, transizione ufficiale nei prossimi anni
Nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare per la semplificazione, il sottosegretario Alessio Butti ha ufficializzato la decisione del governo di avviare lo spegnimento progressivo di SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), il sistema attualmente utilizzato da oltre 40 milioni di cittadini italiani per accedere ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione. Un passaggio cruciale che segna un cambiamento radicale nell’approccio alla gestione dell’identità digitale nazionale, con un forte orientamento verso la Carta d’Identità Elettronica (CIE) e l’adozione di nuovi strumenti digitali come IT-Wallet.
Durante l’audizione, il deputato Antonino Iaria ha chiesto chiarimenti sul destino di SPID, ricevendo una risposta netta da parte di Butti. Il sottosegretario ha ribadito la linea già anticipata dal governo a fine 2022: SPID sarà progressivamente dismesso in favore della CIE, ritenuta uno strumento più sicuro e affidabile per l’identità digitale degli italiani. Questo passaggio, ha spiegato Butti, rientra in un percorso di allineamento con le direttive europee relative alla creazione di un’identità digitale unica e statale, evitando la frammentazione e le vulnerabilità legate all’attuale sistema.
“In uno Stato serio – ha affermato Butti – l’identità digitale deve essere unica e rilasciata dallo Stato, pur rispettando il ruolo dei provider privati che hanno finora colmato le lacune dei governi precedenti per otto anni.” Tuttavia, il sottosegretario ha sottolineato che SPID, pur essendo uno strumento importante, presenta criticità, in particolare legate alla sicurezza, come la truffa del doppio SPID, che evidenzia le vulnerabilità del sistema.
Un altro tema centrale emerso durante l’audizione riguarda i 40 milioni di euro promessi agli identity provider che ancora non sono stati erogati. Butti ha attribuito il ritardo a problemi burocratici residui legati a gestioni passate, ma ha assicurato che i fondi saranno distribuiti a breve, riconoscendo l’importante ruolo svolto dai privati nel mantenimento e sviluppo dello SPID.
Ad oggi, infatti, circa 40 milioni di italiani possiedono le credenziali SPID, e la sfida sarà comunicare efficacemente a questi utenti il passaggio verso la CIE, un processo che – ha previsto il sottosegretario – richiederà ancora due o tre anni per essere completato. In questo arco temporale si lavorerà anche alla creazione di un sistema di wallet digitale pubblico e privato, che integrerà le funzionalità attuali e future dell’identità digitale.
Il governo ha scelto la Carta d’Identità Elettronica (CIE) come pilastro del nuovo sistema di identità digitale principalmente per ragioni di sicurezza. La CIE è infatti un documento a livello di sicurezza 3, conforme ai requisiti dei processi eIDAS europei, e viene emessa direttamente dallo Stato tramite l’Istituto Poligrafico e Zecca, senza intermediari privati. Attualmente, sono in circolazione oltre 53 milioni di CIE in Italia.
Nonostante qualche difficoltà nelle tempistiche di rilascio, con alcune criticità nei municipi, soprattutto nella Capitale, il governo ha assicurato l’adozione di misure per migliorare il servizio e ridurre i tempi di attesa. L’obiettivo è di rendere la CIE lo strumento principale per l’accesso digitale alla Pubblica Amministrazione, superando così le vulnerabilità e i limiti evidenziati da SPID.
Il cambio di strategia si inserisce anche nel contesto europeo, con l’arrivo previsto nel 2026 del portafoglio digitale europeo (EU-Wallet), un’iniziativa che l’Italia ha anticipato con il lancio di IT-Wallet. Durante l’audizione è stata anche annunciata una novità significativa per l’app IO: la patente di guida acquisirà lo stesso valore della carta d’identità all’interno del nuovo wallet digitale, facilitando ulteriormente l’accesso ai servizi digitali.
La decisione di spegnere progressivamente SPID solleva però alcune domande e preoccupazioni. Lo strumento, promosso per anni come la soluzione definitiva per la semplificazione digitale della PA, ha rappresentato per molti italiani un primo approccio all’identità digitale, non sempre semplice da adottare, soprattutto per le fasce più anziane della popolazione. Inoltre, molti utenti hanno sostenuto costi per l’attivazione o il rinnovo delle credenziali, con alcuni provider che offrono il servizio in abbonamento.
La transizione alla CIE e ai nuovi wallet digitali richiederà quindi una strategia comunicativa efficace e misure di supporto, per evitare disagi e garantire un passaggio fluido, in linea con le esigenze di sicurezza e semplicità.
Alessio Butti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, ha giocato un ruolo chiave nella definizione di questa nuova fase digitale. Con una lunga carriera politica e una particolare attenzione alle tematiche legate all’innovazione, Butti ha sottolineato come il percorso verso una piena digitalizzazione dell’identità sia inevitabile e imprescindibile per un Paese moderno.
Dall’altra parte, il deputato Antonino Iaria del Movimento 5 Stelle, intervenuto durante l’audizione, ha sollecitato chiarimenti e attenzione verso le esigenze dei cittadini, evidenziando la necessità di una gestione trasparente e partecipata della transizione digitale in Italia.