Magneti Marelli passa ai creditori, incognita sul futuro e occupazione a Sesto San Giovanni

Magneti Marelli, storica azienda italiana leader nella componentistica automobilistica, sta attraversando un momento cruciale della sua lunga storia industriale. Il termine per la presentazione di offerte d’acquisto, scaduto il 26 luglio, si è chiuso senza alcuna proposta da parte di investitori interessati. Di conseguenza, salvo imprevisti, il controllo della società passerà nelle mani dei suoi creditori, guidati dal fondo Strategic Value Partners (SVP). Questa evoluzione investe profondamente anche Sesto San Giovanni, città simbolo dell’industria lombarda, da sempre legata al destino della Magneti Marelli insieme ad altri colossi come Breda e Falck.

La crisi di Magneti Marelli e l’impatto su Sesto San Giovanni

Fondata all’inizio del Novecento e cresciuta sotto l’egida del gruppo Fiat, Magneti Marelli ha costituito per decenni un pilastro dell’identità produttiva di Sesto San Giovanni. Nel 2018 l’azienda era stata acquisita dal fondo KKR in un’operazione da 6,2 miliardi di euro, ma da allora ha dovuto affrontare una serie di difficoltà: la crisi globale del settore automobilistico, le conseguenze della pandemia e il calo della domanda in Europa hanno indebolito progressivamente la sua posizione.

Oggi, con un indebitamento che si avvicina ai 5 miliardi di euro, Magneti Marelli è destinata a passare sotto la gestione dei creditori principali, tra cui figurano prestigiosi istituti come Mizuho, Deutsche Bank e appunto il fondo SVP, specializzato nel rilancio di aziende in difficoltà. La situazione desta particolare preoccupazione per i circa 6.000 dipendenti italiani, distribuiti in dieci stabilimenti produttivi. Alcuni siti, come quello di Crevalcore ceduto recentemente per un euro simbolico, mostrano già segnali di sofferenza e instabilità.

Una storia industriale radicata nel territorio

L’origine dell’azienda risale al 1891, quando l’imprenditore visionario Ercole Marelli fondò una società elettromeccanica che nel 1905 aprì un grande stabilimento proprio a Sesto San Giovanni. In quegli anni, il territorio si trasformava rapidamente da borgo agricolo a uno dei centri nevralgici dell’industria lombarda. Marelli produceva inizialmente ventilatori, trasformatori, motori e pompe, ma fu nel 1919 che avvenne la svolta decisiva con la nascita di Magneti Marelli, specializzata in sistemi di accensione per veicoli.

Negli anni Sessanta, il gruppo impiegava oltre 7.000 persone e le sue tecnologie equipaggiavano locomotive esportate in paesi come Cile e Argentina. A Sesto San Giovanni, Magneti Marelli non è solo un’azienda: rappresenta un simbolo storico e culturale, parte integrante del tessuto produttivo e sociale della città, punto di riferimento per intere generazioni di lavoratori e famiglie.

L’eredità industriale e i futuri scenari

Magneti Marelli si era affermata come una delle principali realtà mondiali nella produzione di componenti automobilistici, con un fatturato di 8,2 miliardi di euro nel 2017 e circa 43.000 dipendenti, di cui oltre 10.000 in Italia, distribuiti tra numerosi stabilimenti e centri di ricerca e sviluppo. Nel corso degli anni, l’azienda aveva consolidato la propria presenza internazionale con operazioni in Cina, Stati Uniti, America Latina ed Europa.

Dopo la fusione con Calsonic Kansei e la trasformazione in Marelli Holdings, la società ha continuato a innovare, specialmente nel settore della mobilità sostenibile e delle tecnologie avanzate per l’automotive. Tuttavia, le difficoltà finanziarie e la complessa congiuntura di mercato hanno portato all’attuale fase di crisi.

L’ingresso sotto il controllo dei creditori, guidati dal fondo SVP, segna un passaggio delicato. Questo fondo ha esperienza nel guidare il rilancio di imprese in difficoltà, ma la sfida resta ardua, soprattutto per tutelare l’occupazione e mantenere aperti stabilimenti strategici come quelli di Sesto San Giovanni.

Il destino di Magneti Marelli è quindi strettamente intrecciato con quello della città, che conserva nel proprio patrimonio industriale il ricordo di una delle sue realtà più emblematiche, simbolo di un’epoca di grande espansione e sviluppo produttivo.

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Redazione