Rocco Benetton lascia la holding di famiglia: per lui 250 milioni di liquidazione

Si apre una frattura significativa all’interno della famiglia Benetton, con il quartogenito Rocco Benetton che ha formalizzato il recesso dalla holding di famiglia Ricerca, in cui era azionista insieme ai fratelli e al padre Luciano, fondatore dell’impero tessile e finanziario. La decisione, resa nota nei mesi scorsi e confermata da fonti vicine alla famiglia, nasce da divergenze profonde sulla linea strategica adottata per l’ingresso in società del quinto figlio di Luciano, Brando Benetton, nato dalla relazione con l’imprenditrice Marina Salamon.

La separazione di Rocco Benetton e il valore della sua quota in Ricerca

L’uscita di Rocco, 56 anni, non ha incontrato opposizioni formali da parte degli altri fratelli — Mauro, Alessandro e Rossella — né da Luciano Benetton stesso, rispettando i termini di legge previsti dal codice civile per eventuali contestazioni. La sua partecipazione in Ricerca, pari all’8,75%, sarà liquidata dai soci rimasti, con una stima che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

Va precisato che Ricerca non è una società qualsiasi, bensì la holding famigliare che detiene il 20% di Edizione, la capogruppo che gestisce l’impero finanziario Benetton, valutato oltre 13 miliardi di euro al 31 dicembre 2024. La valutazione della società e della quota di Rocco è stata affidata a un esperto di economia aziendale, il professor Gabriele Villa, docente presso l’Università Cattolica di Milano, ma i dati esatti rimangono riservati.

Le ragioni del recesso: divergenze sulla governance e l’ingresso di Brando Benetton

Il nodo della controversia si è manifestato nello scorso aprile, quando la famiglia si è riunita davanti al notaio Paolo Talice di Treviso per approvare una revisione dello statuto di Ricerca. L’obiettivo di Luciano Benetton era ridefinire la governance della holding, garantendo parità nei diritti economici tra tutti e cinque i figli, ma attribuendo poteri gestionali esclusivi ad Alessandro, attraverso un sistema articolato di categorie azionarie.

Per quanto riguarda Brando, oggi estraneo all’azionariato, l’ingresso nella società è stato previsto solo in occasione della successione di Luciano, ma con azioni che gli conferiranno esclusivamente diritti economici (dividendi e recesso) e non poteri decisionali. Questa scelta mira a mantenere il controllo operativo nelle mani dei “fratelli germani” – ovvero i figli nati dal matrimonio con Maria Teresa Maestri – blindando così la governance.

Rocco ha espresso apertamente il proprio dissenso, votando contro la modifica statutaria e facendo verbalizzare che tali cambiamenti sarebbero stati “pregiudizievoli” per i diritti delle sue azioni. Due giorni dopo, ha esercitato il diritto di recesso sulle sue azioni di categoria A e B, per un totale di oltre 600 mila titoli.

Le dinamiche familiari e la gestione patrimoniale post-recesso

La spaccatura emerge chiaramente dal verbale dell’assemblea di fine giugno 2025, in cui gli altri soci hanno approvato il bilancio con un utile di 17,1 milioni, generato dai 20 milioni di dividendi ricevuti da Edizione. Nel frattempo, Luciano Benetton ha disposto un ulteriore passaggio patrimoniale: ha donato ai quattro figli la piena proprietà del 35% di Ricerca e ne ha mantenuto l’usufrutto sul restante 65%. Al momento della sua scomparsa, la nuda proprietà diventerà piena, e tutti e cinque i figli, compreso Rocco, torneranno soci con pieni diritti, seppur con le diverse categorie di azioni che attribuiscono ad Alessandro la gestione operativa.

Il pagamento della liquidazione di Rocco rappresenta una sfida finanziaria per Ricerca: al 31 dicembre 2024 la liquidità disponibile ammontava a soli 26 milioni, mentre gli utili degli ultimi due anni si sono fermati a una quindicina di milioni. Pertanto, per soddisfare il maxi-assegno da 250 milioni, la holding dovrà probabilmente ricorrere a finanziamenti o cessioni di asset. Tuttavia, è improbabile che vengano vendute le principali partecipazioni, quali il 20% di Edizione o l’80% di Augusto Imperatore 10, la holding immobiliare che controlla il palazzo dell’Hotel Bulgari a Roma e immobili di prestigio in Francia. Più plausibile l’opzione di un prestito garantito proprio da questi asset.

Luciano Benetton: la storia dell’imprenditore e le recenti tensioni aziendali

Luciano Benetton, nato a Treviso nel 1935, ha fondato nel 1965 insieme ai fratelli il gruppo Benetton, partendo dalle maglierie e costruendo un impero globale nel settore dell’abbigliamento con oltre 6.000 punti vendita nel mondo. Oltre all’attività industriale, è stato anche senatore della Repubblica Italiana dal 1992 al 1994.

Negli ultimi anni, però, Luciano ha vissuto momenti di forte tensione, come emerso in un’intervista esclusiva del 2024, in cui denunciava una gestione poco trasparente e problemi finanziari rilevanti all’interno del gruppo Benetton, aggravati dalla pandemia e da una compagine manageriale ritenuta inadeguata. Dopo un rientro temporaneo nel CdA nel 2018, l’imprenditore ha espresso amarezza per la “fotografia falsa” dei bilanci e ha confermato la sua decisione di lasciare l’azienda di famiglia, auspicando un rilancio che conservi i valori storici del marchio.

Il ruolo di Alessandro e la nuova governance

Parallelamente, Alessandro Benetton, fratello di Rocco, ha assunto da tempo un ruolo centrale nella gestione operativa di Edizione e del gruppo, con poteri che gli sono stati formalmente attribuiti dalla ristrutturazione statutaria di Ricerca. Questa concentrazione di poteri è uno degli elementi che hanno causato la frattura con Rocco, che ha preferito uscire dalla compagine societaria piuttosto che accettare una governance percepita come sbilanciata.

Il futuro della holding e dell’impero Benetton sarà dunque segnato da un delicato equilibrio tra coesione familiare e gestione manageriale, con importanti implicazioni economiche e strategiche per una delle più storiche dinastie imprenditoriali italiane.

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Redazione